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"Benedetto sia il padre", Rosa Ventrella: tra infanzia, matrimonio e amicizia


Quanto di quel che abbiamo vissuto da bambini ci rimane attaccato alla pelle? Ci si può salvare dal male che abbiamo respirato crescendo? Rosa è nata nel quartiere San Nicola, il più antico e malfamato di Bari, un affollarsi di case bianche solcate da vichi stretti che corrono verso il mare, un posto dove la violenza "ti veniva cucita addosso non appena venivi al mondo". E a insegnarla a lei e ai suoi fratelli è stato il padre, soprannominato da tutti Faccia d'angelo per la finezza dei lineamenti, il portamento elegante e i denti bianchissimi; tanto quanto nera - " 'gniera gniera' come un pozzo profondo" - aveva l'anima. Faccia d'angelo ha riversato sui figli e soprattutto sulla moglie - una donna orgogliosa ma fragilissima, consumata dall'amore e dal desiderio che la tenevano legata a lui - la sua furia cieca, l'altalena dei suoi umori, tutte le sue menzogne e tradimenti. Ma Rosa è convinta di essersi salvata: ha incontrato Marco, ha creduto di riconoscere in lui un profugo come lei, è fuggita a Roma con lui, ha persino storpiato il proprio nome. Oggi, però, mentre il suo matrimonio sta naufragando, riceve la telefonata più difficile, quella davanti alla quale non può più sottrarsi alla memoria. Ed è costretta ad affrontare il viaggio a ritroso, verso la sua terra e la sua adolescenza, alla ricerca delle radici dell'odio per il padre ma anche di quelle del desiderio, scoperto attraverso l'amicizia proibita con una prostituta e l'attrazione segreta per un uomo più grande. E, ancora, alla ricerca del coraggio per liberarsi finalmente da un'eredità oscura e difficilissima da estirpare. Rosa Ventrella ha scritto un romanzo coraggioso, animato dalla volontà di smascherare la violenza che affonda le sue radici, dure e nodose come quelle degli olivi, nella storia di tante famiglie. Ma, con la sua lingua capace di dolcezza e ferocia, ha saputo mettere in scena a ogni pagina l'istinto vitale, la capacità di perdonare e rinascere.


Miei balbettanti, ricordate quando vi ho parlato de "La malalegna" su Instagram? Oggi torno a parlarvi della stessa autrice, che ha avuto il dolcissimo pensiero di farmi leggere il suo nuovo libro e che ringrazio infinitamente.


Rosa Ventrella mi si era già presentata, con "La malalegna", come un'autrice incredibilmente realistica e molto brava a rappresentare il dolore, a far instaurare un rapporto di totale empatia tra lettore e personaggi, a delineare in maniera eccezionale i tratti di una famiglia che sarebbe potuta essere la mia, la vostra, quella dei vicini... una penna pronta a mostrare una realtà perfettamente (e purtroppo) plausibile.


Anche in questo caso - e probabilmente anche di più -, diventa naturale entrare in contatto con le persone che Rosa Ventrella ci fa conoscere nella storia e diventa altrettanto naturale provare rabbia contro il padre violento e instabile, paura per la bambina, pena e preoccupazione per la donna che è diventata e che si trascina dietro quei dolori e quella violenza che l'hanno cresciuta.

"Benedetto sia il padre" ci fa toccare con mano il legame stretto e inevitabile tra passato e presente, tra infanzia ed età adulta, ci mette davanti alle conseguenze di tanti momenti terribili che, quando si è piccoli, si vogliono dimenticare, mettere da parte nella speranza di un futuro migliore, ma che poi si ripresentano, anzi, che rimangono sempre con chi li ha vissuti e subiti, come se si trattasse di un parassita che minaccia quella stabilità che ci si vuole creare nel presente.


Incredibile come le descrizioni aiutino a capire lo stato emotivo dei personaggi, il messaggio che l'autrice vuole mandare; ambientazioni e fisicità dei personaggi comunicano con facilità col lettore come se si trattasse di un film, mentre le vicende, le riflessioni o - più in generale - i capitoli si dimostrano piccoli passi facenti parte di un viaggio che parte da uno stato di grande dolore e cerca di arrivare a quello che io ho percepito come uno spiraglio di luce, un barlume di speranza.


Rosa Ventrella ci fa viaggiare con la sua protagonista omonima, ci fa conoscere personaggi reali, diversi tra loro e ognuno con una storia da raccontare, ci propone una lettura sì realistica, ma non per questo priva di poeticità, una storia di dolore, ma che fa anche ben sperare e non chiude la porta davanti alla possibilità di avere un po' di dolcezza nella vita.


Come al solito, prima di salutarvi, vi lascio qualche link utile e vi rimando alla prossima balbettata! ;)


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