Intervista a Debora Cappa: nella mente di una poetessa
- Babbling Babook
- 1 giu 2019
- Tempo di lettura: 7 min
Fin da piccola, ho sempre amato scrivere, ma la mia propensione è sempre stata indirizzata verso la prosa, mentre la poesia mi sembrava così lontana e irraggiungibile, ma è davvero così? Sentiamo cos’ha da dire Debora Cappa, autrice di ben undici raccolte poetiche, la prima delle quali è stata anche recensita dalla vostra Babbling Babook ( trovate il post nella categoria “Recensioni” ).
Quando hai iniziato a scrivere? Qual è stata la cosa che ha fatto nascere in te l'istinto e l'ispirazione per cominciare?
Quando ho sentito la necessità di intraprendere un percorso introspettivo, che mi permettesse di approfondire la conoscenza di me stessa, quindi degli altri e di ciò che ci circonda, attraverso la consapevolezza acquisita del vivere.
A tal proposito ricordo le parole di Arthur Rimbaud: “Il primo studio dell’uomo che vuole essere poeta è la conoscenza di se stesso”.
L’istinto in me è sempre stato determinato da un bisogno ancestrale, che mi ha condotta ad esplorare le potenzialità racchiuse nell’uso della parola poetica.
Esso si è manifestato fin dalla più tenera età come incanto per racconti sia reali sia fantastici.
Alla composizione in versi mi sono dedicata per esternare sensazioni e riflessioni, sentimenti e considerazioni, che dapprima ho voluto custodire gelosamente, senza condividerli con nessuno.
L’ispirazione, per quanto mi riguarda, trae linfa vitale dalle emozioni e da tutto ciò che colpisce la mia sensibilità, ancor più se induce alla riflessione.
Essa è volta a suscitare dibattito interiore e a rivelare aspetti sconosciuti della propria personalità anche a noi stessi, generando così una conoscenza più approfondita del soggetto, collocato nel contesto universale.
La mia connaturata propensione per l’arte inoltre mi porta da sempre ad estendere
preferenze e curiosità anche ad altri campi, quali quello della musica, della pittura,
del teatro, del cinema, della danza e della fotografia.
Uno scrittore, che si tratti di prosa o di poesia, non riesce a scrivere se prima non ha letto: quali sono i tuoi principali modelli a cui riferirti? C’è qualcuno in cui ti ritrovi particolarmente?
Nella mia libreria trovano sempre posto autori e specie poeti che per svariati motivi ammiro.
Sono attratta in particolare dai poemi epici di Omero, dalle tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide, dalla poesia virgiliana, dai Carmina di Catullo, dall’elegia di Ovidio, dai sonetti di Dante e del Petrarca, dalle odi del Foscolo, dagli scritti poetici del Leopardi.
Non escludo di certo il romanzo storico I Promessi Sposi del Manzoni, la cui prosa, in molti passi, è poesia vera e propria, le novelle ed i romanzi del Verga, le liriche dannunziane, i testi di Pirandello ed ancora tante altre opere italiane e della letteratura francese come quelle di Dumas padre e figlio, Victor Hugo, Émile Zola, Edmond Rostand, inglese in particolare quelle di William Shakespeare, George Byron, Mary Shelley, Jane Austen, Emily Bronte e Emily Dickinson, russa come i capolavori di Fëdor Dostoevskij, Lev Tolstoj e Anton Čechov.
Ho sempre cercato di non ispirarmi a nessuno, considerando inarrivabili sotto vari
aspetti gli autori che prediligo.
La critica tuttavia, con mio grande orgoglio, ha rilevato nelle mie liriche paralleli con
Pindaro, Saba, Ungaretti, Montale, Calvino. Mi ha definita quasi una pittrice impressionista non solo per le descrizioni paesaggistiche multiformi e variegate, ma
soprattutto per gli imperscrutabili e mutevoli moti interiori dell’animo umano
minuziosamente descritti.
La mia poetica è molto personale, nasce dal desiderio di esprimere la mia essenza,
dalla necessità di interagire e di comunicare liberamente.
Quella che ho letto è la tua prima raccolta e i temi delle poesie, seppur diversi tra loro, seguono tutti lo stesso genere, sembrano tutte unite da una storia ( oltre che da uno stile ) comune: questo nasce da una volontà a priori di raccogliere le poesie in una raccolta omogenea?
Certamente e attraverso le prefazioni alle mie dieci raccolte edite si possono seguire passo passo la questione inerente le scelte stilistiche, le ambientazioni spaziotemporali, le tematiche e le prospettive.
Scorrendo i versi pubblicati e quelli che costituiscono le numerose e nutrite raccolte al momento ancora inedite, riscontro evoluzioni costanti.
A detta dei critici il mio stile è asciutto, fluido ed incisivo, ha ritmo serrato, sincopato, verso libero e a volte molto spezzato, poi, tra parole semplici ed intense, raggiunge toni lievi, quasi sussurrati in punta di penna, privilegiando freschezza e musicalità.
Le altre raccolte che hai scritto e già pubblicato in cosa differiscono da questa? Temi, ritmo, stile o è un fatto semplicemente cronologico?
Non è un fatto semplicemente cronologico e dunque vi illustro brevemente in che cosa esse differiscono:
“Amore, l’incompiuto” è una raccolta di quaranta componimenti poetici incentrati sull’Amore, inteso come un’entità universale in continuo divenire.
“L’Anima e il Mare” è costituita da trentacinque scritti lirici, che si basano su una personale visione della spiritualità, cui la natura assurge a cornice e consolatrice.
“Il Corpo e la Terra” consta anch'essa di trentacinque poesie, che si fondano su una concezione fisica e realistica, circa vari aspetti del comportamento umano.
Questi ultimi due libri sono complementari e dicotomici nonché contrapposti tra loro.
“I Sentieri della Mente”, silloge di trenta liriche, riguarda i percorsi consci ed inconsci, liberi e coatti, presenti, passati e futuri, tracciati dai meandri imperscrutabili del pensiero.
“Intime Evoluzioni” è composta da trenta componimenti lirici.
Concerne le trasformazioni che la sensibilità, rimanendo in equilibrio tra i molteplici ostacoli dai quali è ferita, attraversa senza cadere nel più facile cinismo.
“Sembianze dei Silenzi”, consta di trenta poesie, in cui, quasi in una voluttuosa danza, s’alternano instancabilmente tracce di luminosa felicità a schegge di malinconica tristezza, frammenti di vita che via via prendono corpo.
“Petali di Speranze”, composta da trenta liriche, di cui l’immagine di copertina anticipa il contenuto quasi in una sorta di preludio: “Spes ultima dea est et omnium rerum pretiosissima, quia sine Spe homines vivere nequeunt”.
“Rosa d’ Asfalto” in cui metafore e similitudini costellano le trenta poesie che la compongono, quasi trapuntando punti luce arabescati nel buio ingordo del vivere.
"Specchio", di trenta componimenti poetici, che si configura come avventuroso viaggio di memorie, esperienze e formazione proteso, prepotentemente verso l'infinitesimale.
Stai lavorando ad una prossima pubblicazione? Possiamo avere una piccola anticipazione di ciò di cui ci parlerai?
Ho da poco completato la mia diciassettesima raccolta, che attendo di far valutare e pubblicare insieme alle altre quattro inedite.
Ho curato, come mio solito, anche tutti i dettagli inerenti, quali ad esempio, il titolo, l’immagine di copertina e le eventuali interne, la prefazione, la dedica e la quarta, al fine di guidare il lettore nel suo percorso di approccio, talvolta timoroso, ad un genere considerato piuttosto complesso.
È del resto un periodo estremamente impegnativo, fatto ovviamente non solo di interviste e concorsi, in cui, oltre alla promozione di tutte le sillogi passate, che non abbandono mai, si è concentrata la pubblicazione quasi contestuale di quattro nuove raccolte: quelle appena uscite ( “Rosa d’asfalto” e “Specchio“ ) e le prossime che vedranno la luce entro giugno ( “Fili d’Oro” e “Nuda” ).
Le nuove pubblicazioni in uscita tra maggio e giugno sono le seguenti:
“Fili d’Oro”, Cavinato Editore International, mia undicesima raccolta, pure in ebook, in cui, attraverso le trenta liriche, che la compongono, provo a dipingere, con versi icastici e toni volti all’eleganza, l’eterno dissidio tra la finitezza della condizione umana e la sua brama d’eternità.
“Nuda”, Luoghi interiori Edizioni, mia dodicesima raccolta di trenta poesie, conduce alle essenze, scavando tra ricordi, perfino d’infanzia, sogni, aspettative e desideri. Così dunque, priva di artificiosi ornamenti, resta fragile dinanzi al senso che li collega tra loro, proteso però in vista di malinconiche speranze.
Ho in mente di far pubblicare qualche silloge tra le mie numerose raccolte ancora inedite e di divulgare le mie opere anche attraverso forme di collaborazioni artistiche con professionisti di altri settori, come già avvenuto in passato.
Ritengo infatti che la commistione e la contaminazione delle arti sia il mezzo ideale per valorizzare talento e creatività di ciascuno, arricchendo inoltre l’effetto comunicativo ed emozionale nei confronti degli astanti affinché tutti possano beneficiarne al meglio.
Anch’io scrivo e so quanto sia difficile arrivare al momento - se mai si arriva - in cui ti piace ciò che hai scritto e, personalmente, lo trovò ancora più difficile quando si tratta di poesia: tu sei più una persona che scrive di getto e magari revisiona solo un paio di volte prima della fase ultima oppure revisioni continuamente i tuoi scritti?
Di getto, anche se poi li sottopongo ad un lavoro di attenta limatura.
Prediligo uno stile cristallino, asciutto, diretto, che, con incisività e ritmo serrato, sincopato, possa avvicinare il lettore concettualmente ed emotivamente senza farlo
annaspare in intrichi ridondanti di parole, magari sfoggiate, ricercate in modo ossessivo e spesso vuoto.
Tramite l’essenzialità e la coerenza della forma stilistica mi avvalgo a tal proposito di simboli, allegorie, flash, barlumi, ossimori e della forza icastica di immagini nitide ed immediate.
Scrivi anche in prosa? Hai mai pensato di pubblicare qualcosa?
Per ora preferisco continuare a cimentarmi con il mio genere preferito, anche se mi propongo di scrivere un romanzo in futuro.
La poesia per me è dotata di una particolare immediatezza, perché in pochi versi può racchiudere significati profondi e variegati. Ritengo inoltre che, in un mondo così globalizzato e stereotipato, in cui l’interiorità è quasi una zavorra, possa svolgere una funzione etica, restituendo la giusta dignità alle nostre esistenze. La società odierna infatti superficiale, frivola, distratta da mille fatui interessi, ci ha fatto assuefare al culto dell’apparenza, all’ostentazione dell’esteriorità, alla ricerca della fama immediata, alla mortificazione dell’essenza in nome di una mercificazione totalizzante, una sorta di consumismo, che investe perfino i sentimenti e sembra favorire un livellamento culturale, un’atrofia del pensiero.
Scrivere liriche per di più è talvolta pura evasione, rifugio all’ incomunicabilità, che attanaglia le nostre vite, visto che la solitudine, a mio avviso, è il male del secolo.
A chi consiglieresti di leggere le tue opere e cosa diresti loro?
Non ho né preferenze né preclusioni circa un ipotetico lettore, che spero si lasci
guidare nel cammino ideale dentro e fuori se stesso.
Il poeta potrà essere ascoltato e capito, magari anche apprezzato, ma solo da chi avrà
la tenacia e la voglia di non farsi limitare, nel senso più ampio del termine.
Quando scrivo dunque non penso ad una persona specifica, ma mi faccio trasportare
dall’ispirazione. Tutto ciò che colpisce la mia sfera emotiva, ancor più se induce
all’introspezione, diventa potenziale spunto per le mie composizioni poetiche.
L’ intento che in ogni caso mi prefiggo sempre di raggiungere è di concepire in veste
universale.
Consiglierei di non lasciarsi scoraggiare dal fatto che questa forma d’arte
risulta davvero impervia per il luogo comune secondo cui è considerata ostica,
datata, d’élite.
Un incoraggiamento, quello di Debora Cappa, che vi consiglio assolutamente di rincorrere: la poesia in genere può sembrare il volto letterario più arduo a cui rivolgersi, quello più ostico da leggere e il più difficile da comprendere, ma è anche uno di quelli più capaci di entrarti nell’animo.
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