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“La Tempête des Échos” di Christelle Dabos: l’ultimo capitolo di una saga mozzafiato


“Un peu plus que cela, même.”

Sì, è da un po’ che avrei dovuto parlare di questo libro, ma non mi sembrava mai il momento giusto, quindi, eccoci qui!

Avendolo letto prima, ovviamente non rientra nelle letture per la O.W.L. Readathon, però nulla mi vieta di parlarne, no?

Da dove cominciare? Beh, prima facciamo un breve riassunto del punto in cui ci troviamo all’inizio di questo ultimo capitolo, che ne dite?

Dopo la Lacerazione, il mondo si è diviso in 21 Arche principali e 186 minori ed Ofelia proviene proprio da una delle principali: Anima. Oltre ad essere un’animista, Ofelia è anche una lettrice e un’Attraversaspecchi e, sempre in compagnia della sua vivace e capricciosa sciarpa e dei suoi occhiali cangianti, si occupa del suo museo storico, immersa completamente nella sua routine. È quando viene promessa in sposa a Thorn, abitante del Polo, che le cose per lei cambiano: Thorn sembra apatico, rude e spesso anche maleducato e neanche la zia di Ofelia, Roseline, sua accompagnatrice, pare sopportarlo. L’arrivo al Polo porterà Ofelia a conoscere Berenilde, zia di Thorn, e lo Spirito di famiglia di quell’Arca, Faruk. Sarà, però, a Città-cielo che Ofelia avrà modo di conoscere i meccanismi corrotti e pericolosi della corte di Faruk, il cui Libro aspetta di essere letto e, quando Ofelia diventerà vicenarratrice dello Spirito, le cose non faranno altro che complicarsi, soprattutto a causa di misteriose scomparse che stanno spaventando l’intera Chiardiluna e che vedranno implicato anche Archibald, ambasciatore e nuovo amico di Ofelia. Quando il colpevole viene trovato, Ofelia e Thorn, ormai sposati e dotati dei poteri del rispettivo consorte, si rivela essere una pedina di un non meglio identificato Dio, che i due sposi incontreranno di persona in prigione, dove Dio rivelerà loro che l’Altro è ben peggiore di lui e dove Thorn userà il potere acquisito da Ofelia per attraversare la superficie lucida della cella e fuggire. Dopo due anni e sette mesi, durante i quali non si ha traccia di lui e Ofelia è tornata ad Anima, Ofelia decide di sfruttare quanto letto nel Libro di Faruk e partire per Babel, arca su cui trova Thorn, anche se ormai sotto il nominativo di Sir Henry. Se la vita a Chiardiluna era mondana e piena di vizi, a Babel ci sono più restrizioni che libertà e per Ofelia sarà difficile entrare nell’ottica dei suoi abitanti. Entrata a far parte dell’Accademia della Buona Famiglia, Ofelia si trova per la prima volta ad essere veramente sola contro tutti. Dopo le numerose difficoltà e i diversi fraintendimenti con Thorn, però, riesce finalmente a scoprire l’identità di Dio - Eulalia Dyoh - e ad avvicinarsi sentimentalmente a suo marito.

Cosa succede, quindi, in questo ultimo capitolo? Non vi spoilero nulla, tranquilli!

Il crollo delle Arche sembra essere imminente e Dio continua a tentare di ottenere il potere più importante di tutti, quello di Terra d’Arco, mentre Thorn e Ofelia cercano di trovare l’Altro, il vero responsabile della troppo vicina apocalisse, le cui sembianze sono ancora ignote e la cui ricerca è anche lo scopo dei Lord di LUX. Chi avrà la meglio?

No, ragazzi, non continuo, sennò che “non vi spoilero nulla” sarebbe?

Ciò che dovete sapere è che, in quanto a trama, non rimarrete delusi: ancora diversi intrecci si aggiungeranno a quelli che già avevano reso la storia avvincente, ma tutti i nodi verranno al pettine e le emozioni non saranno poche! Il dolore continua ad essere descritto in maniera stupefacente dalla Dabos, ma in questo libro si ha modo anche di dare uno sguardo alle altre sfere emotive a cui Ofelia e Thorn finalmente si lasciano andare. Gli avvenimenti sono tanti, ma è tutto ben definito nella mente dell’autrice, che ci da, un boccone alla volta, indizi e piccole soluzioni, fino ad accompagnarci al finale.

È stato emozionante arrivare alla fine di una saga che è riuscita a conquistarmi subito, ma anche profondamente soddisfacente. I personaggi si lasciano amare e odiare con una facilità disarmante, lo stile - estremamente musicale nella sua versione originale, ricca di assonanze - è scorrevole e molto curato, ma la lettura necessita di attenzione e di essere seguita per bene, se non ci si vuole perdere.

Ora non vedo l’ora di leggere la traduzione che ci riserverà l’#EdizioniEO e, nel frattempo, vado a continuare a morire di nostalgia in un angolino, se permettete!

Voi ditemi invece se lo leggerete e se vi piace la mia foto!

Miei balbettanti, con questo, vi do appuntamento alla prossima e vi lascio qui un paio di link che vi potrebbero essere utili ;)

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