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#OWLReadathon Erbologia: "Non si sa come" di Luigi Pirandello



“Cammino, mi vedo le cose attorno, le posso toccare, le tocco, e non me ne viene più né un pensiero né un sentimento, forse neppure più una sensazione; le guardo e, dentro di me, i miei stessi pensieri, i miei stessi sentimenti, sono come ombre lontane; io stesso, lontano da me, perduto come in un esilio angoscioso. E puoi dire allora ch'io sto vivendo una vita cosciente? E ancora sono sveglio! E quando dormo? Metà della vita si dorme.”

Quanto sono sottovalutate le opere teatrali? C’è chi pensa non debbano essere considerate letteratura, dei veri libri, delle opere curate al pari dei romanzi, ma io non sono per niente d’accordo, anzi.

Nella mia modesta opinione, le opere teatrali necessitano di una cura forse ancora più minuziosa e difficile da portare avanti in maniera costante dall’inizio alla fine: come fare ad esprimere la propria visione, il carattere dei personaggi, le emozioni che andrebbero trasmesse e il contesto in cui le scene prendono luogo attraverso esclusivamente delle battute e, al massimo, qualche breve indicazione? È molto difficile.

Eppure, ci sono testi di opere teatrali che riescono ad emozionare in maniera così viva che sembra quasi di assistere allo spettacolo.

Pirandello, in “Non si sa come”, è riuscito a trasmettermi una serie di sensazioni diverse: confusione, tenerezza, a volte anche paura, ma soprattutto sorpresa e non solo per i risvolti che la trama prende in sé, bensì per lo stile ricco di figure retoriche e così accattivante da reggere benissimo il confronto con i migliori romanzi.

Ho scelto questa sua opera per la materia di Erbologia della #OWLReadathon, come libro il cui titolo inizia per N e ora ve ne parlo un pochino.

“Non si sa come” è un dramma in tre atti scritto nel ‘34 da Pirandello, che si ispirò a tre delle sue stesse novelle: “Nel gorgo”, “Cinci” e “La realtà del sogno”.

Il conte Romeo Daddi, personaggio serio e rispettabile, è molto innamorato della moglie ed è buon amico di Giorgio Vanzi; nonostante ciò, ha tradito entrambi, avendo una tresca con Ginevra, moglie di Giorgio e amica di famiglia. Ad aggravare questo avvenimento, visto come un vero e proprio delitto, c’è la motivazione alla base: non amore, bensì un atto istintivo che, “non si sa come”, l’ha portato a fare ciò che ha fatto. Quando i protagonisti cercano di chiarirsi, viene riportato a galla un altro delitto, uno più grave, avvenuto in gioventù, di cui Romeo presenta un racconto vivo, da brividi.

Una storia che non solo è capace di tenere incollati alle pagine, ma che riesce, già delle prime battute, a trasmettere un quadro ben chiaro del carattere dei personaggi e, allo stesso tempo, creare intorno a loro un’aurea di mistero che, alla fine, riuscirà a mozzare il fiato a chi legge; una storia che, nonostante caratterizzata dallo stile tipicamente teatrale più rapido e basato ovviamente sul dialogo, riesce, attraverso le lunghe battute di Romeo, a colorirsi di una sfumatura narrativa, romanzesca, nonché riflessiva, concentrandosi su un tema alquanto ambiguo e difficile da risolvere: quando una nostra azione è definibile “delitto”?

La citazione che ho scritto all’inizio fa la sua comparsa in una delle prime pagine e fa parte della prima battuta più lunga che possiamo leggere: è Romeo a parlare e, credetemi, il suo discorso fa venire la pelle d’oca.

Qui vi lascio un paio di link utili ;)

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