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#ReviewParty L'eredità di Carlos Ruiz Zafón: "L'ombra del vento"


Una mattina del 1945, il proprietario di un modesto negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, nel cuore della città vecchia di Barcellona, al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo in cui migliaia di libri di cui il tempo ha cancellato il ricordo vengono sottratti all'oblio. Qui Daniel entra in possesso del libro "maledetto" che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un labirinto di intrighi legati alla figura del suo autore e da tempo sepolti nell'anima oscura della città. Un romanzo in cui i bagliori di un passato inquietante si riverberano sul presente del giovane protagonista, in una Barcellona dalla duplice identità: quella ricca ed elegante degli ultimi splendori del Modernismo e quella cupa del dopoguerra.


Benvenutæ, balbettanti! Come già anticipato nelle storie su Instagram, nei mesi di gennaio, febbraio, marzo e aprile, nel quindicesimo giorno, recensirò una per volta i romanzi della tetralogia di Carlos Ruiz Zafón, che finalmente leggo anch'io dopo anni di "vorrei"!

Si tratta dell'evento organizzato da Eynys Paolini Books per le edizioni illustrate edite Oscar Mondadori che stanno facendo sognare tutto il mondo.

Ho avuto modo di vederne la versione digitale e la cura grafica che si è tenuta per dare alle pagine l'aspetto di quelle di un antico libro è indiscutibile, accompagnata dalle foto a tutta pagina che mostrano in maniera sorprendentemente perfetta alcune ambientazioni e situazioni presenti nel libro.

Se prima desideravo avere il cartaceo di questa edizione per pura curiosità, adesso lo sogno per affetto nei confronti della storia e ammirazione nei confronti della sua estetica.


Già dalle prime pagine, avevo capito che mi sarebbe venuto difficile scrivere una recensione a caldo; quando leggo libri che mi toccano particolarmente, preferisco aspettare qualche giorno o addirittura qualche settimana per permettere alla storia di essere assorbita del tutto e scrivere a mente più lucida.

Questo sarà quindi quasi un esperimento, per vedere se riesco a parlare di qualcosa di sublime quando le emozioni sono ancora in circolo nei miei pensieri.


Andiamo con ordine.


La trama.

Se anche volessi cercare di riassumere tutto ciò che succede in questo romanzo, non penso ci riuscirei molto facilmente. Gli avvenimenti sono tanti, dai più piccoli ai più grandi, tutti incredibilmente legati anche quando nessuno lo direbbe mai, una grande ragnatela che ti tiene incollatæ fino a che non ne raggiungi il centro.

L'immaginazione dell'autore sembra non avere limiti e nemmeno la sua capacità di rendere tutto misterioso e plausibile allo stesso tempo, dettagliato e chiaro insieme, in una grande storia fatta di piccole incognite che alla fine mostrano un'unica grande equazione la cui soluzione, seppur in parte drammatica, è a dir poco appagante.


La narrazione in prima persona lascia sempre più spesso spazio man mano che ci si avvicina alla fine a lunghi racconti di altri personaggi che aiutano a sbrogliare la matassa che è il mistero sulla figura di Carax, l'autore del "libro maledetto" L'ombra del vento; un'impressione che ho avuto è stata che più questi spiegoni diventavano lunghi, più i capitoli diventavano brevi o almeno è questa la sensazione che si prova. Le pagine vengono macinate con una facilità impressionante, mosse dalla curiosità di sapere e dalla familiarità che si prova con lo stile già dalle prime righe. I riferimenti, poi, alla letteratura, architettura e cultura di Barcellona e catalana e spagnola in genere mi hanno fatta sorridere ogni volta, come quando veniva nominata un’opera che conosco, rimediando ai momenti in cui non si può far altro che incupirsi davanti ai ricordi di una guerra che ha lasciato profonde cicatrici e che, seppur voglia essere a tutti i costi negata, c’è stata e va ricordata.


Lo stile non è uno stile di per sé semplice, è evidente che sia stato studiato e curato, il lessico lascia spesso risaltare termini più ricercati e forme di espressione evocative, ma non per questo qualcuno potrebbe mai dire che sia difficile da leggere: la narrazione di Daniel dà l'impressione di stare ad ascoltare una persona cara - magari di un'altra generazione rispetto alla tua - che ti racconta una storia di un certo spessore.


Nonostante la trama e lo stile mi abbiano dato l'impressione di non poter essere facilmente eguagliabili da altri libri o autori, è la caratterizzazione dei personaggi che mi ha fatto venir voglia di mettermi a scrivere per migliorare sempre di più.

Ogni personaggio ha una sua personalità, un suo passato, un modo di pensare e di esprimersi, un modo di agire e di muoversi: tutto fa pensare a delle persone reali, tutti i personaggi si distinguono tra loro per come parlano, per quello che fanno e per quali gesti e atteggiamenti presentano, non c'è nemmeno bisogno che il narratore specifichi la loro identità per capire di chi stia parlando.


Vorrei arrivare anch'io un giorno a questo livello.

Vorrei poter emozionare su tutti i fronti, dalle vicende ai personaggi, dalle ambientazioni alla scrittura pura.


Ecco perché, all'inizio, ho parlato di sublime: il sublime - a differenza del bello, che è l'appagamento che si prova guardando qualcosa di piacevole - è quella forte emozione che si prova osservando qualcosa che in realtà potrebbe distruggerti, qualcosa che può anche farti paura.

"L'ombra del vento" è un miscuglio di emozioni, dalle più appaganti a quelle più struggenti, ma tutte ugualmente forti.


Sarà difficile trovare qualcosa che arrivi a questo.


Voi avete letto qualche opera di questo grande autore? Cosa ne pensate?

Come sempre, vi rimando alla prossima balbettata e vi lascio qui degli utilissimi link! <3

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